Riforma per l’assistenza agli anziani non autosufficienti

Riforma per l’assistenza agli anziani non autosufficienti

21/07/2021



Le 5 proposte ai Ministri Orlando e Speranza da parte del neonato “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”

Una grande riforma per l’assistenza agli anziani non autosufficienti che punti alla integrazione degli interventi socio-sanitari, tenendo conto delle specifiche ed eterogenee condizioni degli anziani e delle loro famiglie, incrementando i finanziamenti pubblici in particolare per i servizi domiciliari e residenziali e puntando sulla innovazione. È questa in sintesi la riforma che il neonato “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” chiede al Parlamento e ai Ministri della Salute Roberto Speranza e del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando, presenti oggi all’evento trasmesso sulle pagine social di Cittadinanzattiva e del Forum Disuguaglianze e Diversità. Secondo l’ultimo Dossier Istat, il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella con meno di 15 anni è notevolmente aumentato, passando dal 33,5% del 1951 a quasi il 180% del 2019 (era il 148,7% nel 2001). Oggi sono circa tre milioni gli anziani non autosufficienti, ossia coloro che non sono in grado di svolgere da soli le normali attività quotidiane e hanno bisogno di un accompagnamento: rappresentano il 5% della popolazione e il loro numero è destinato a raddoppiare entro il 2030. "Plaudiamo a questa iniziativa, unica e pertanto apprezzabile, perché vede per la prima volta assieme le OO.SS dei Pensionati e le Associazioni più rappresentative, impegnate congiuntamente nel chiedere al Governo e al Parlamento di dare, con provvedimenti adeguati, la necessaria attenzione alla non autosufficienza." Sono state queste le prime dichiarazioni del Segretario generale Piero Ragazzini, durante il suo intervento a nome dei sindacati dei pensionati. "Come SPI-CGIL FNP-CISL e UILP-UIL Pensionati, aderiamo a questo Patto per la non autosufficienza perché riteniamo importante condividere e sostenere una iniziativa utile a rafforzare la nostra azione sindacale che ha lo stesso obiettivo, seppur sia necessario precisare che con la nostra piattaforma rivendichiamo una legge quadro sulla non autosufficienza, entro l’anno in corso, per assistere tutti i soggetti non autosufficienti, a partire dagli anziani che rappresentano la maggioranza. Abbiamo sempre chiesto una legge quadro che affronti a 360 gradi la condizione di non autosufficienza, che non sia legata all’età ma alla condizione stessa. C'è bisogno di una legge che ci metta al passo con gli altri Paesi europei, e che possa sanare le grandi disuguaglianze che esistono anche nel nostro Paese, sicuramente fra Regioni, ma anche fra Territori, individuando i livelli essenziali delle prestazioni per la non autosufficienza. Questo bisogno d’intervento legislativo è reso più urgente anche dalla inadeguatezza organizzativa delle RSA, che da luogo di degenze si sono trasformate in luogo di sofferenza e, molto spesso, di decesso." "Il PNRR, con le due riforme previste, per gli anziani non autosufficienti e la disabilità, rappresenta l’occasione da non perdere perché il Paese abbia finalmente una risposta ad un tema di tale rilevanza, e sarà necessario spendersi perché entrambe le riforme si iscrivano in un orizzonte e un intento comune, per rafforzare il modello di medicina di comunità. Dopo anni - ha concluso Ragazzini - abbiamo l’occasione che i bisogni sanitari e sociali siano finalmente interpretati guardando alla condizione della non autosufficienza nella sua globalità, e che dunque non si continui a concepire servizi che separano ciò che invece nella vita e indissolubilmente legato. Fino ad oggi uno dei grandi problemi, fra i tanti, dei servizi dedicati alle persone non autosufficienti è stata la frammentazione e la non congruenza delle misure disponibili. E’ necessario evitare che tale frammentarietà e tale incoerenza si replichino anche nelle varie misure e interventi che il PNRR prevede, laddove abbiamo invece bisogno che ogni risorsa venga efficacemente e coerentemente indirizzata allo scopo di costruire risposte innovative e di qualità, a partire dall’Assistenza domiciliare, ma anche per i servizi intermedi e residenziali. Solo se al centro mettiamo la persona non autosufficiente, saremo in grado di concepire una riforma e delle misure transitorie tra loro coerenti." Al Patto hanno finora aderito 37 realtà della società civile che hanno deciso di rinnovare l’impegno grazie al quale, negli scorsi mesi, è stato inserito nel PNRR un progetto di riforma radicale e atteso dalla fine degli anni ’90 con la previsione di un investimento di tre miliardi e mezzo di euro. Un'occasione imperdibile per dare risposte alle esigenze degli anziani non autosufficienti e delle loro famiglie, formalizzata dalle organizzazioni ed accolta dalle istituzioni e che, a partire da oggi, può tradursi in realtà grazie alle proposte e al confronto continuo fra i vari attori. Le prime cinque proposte operative sono state elaborate dal Patto all’interno di un Documento (link), presentato oggi ai Ministri Orlando e Speranza, all’Onorevole Marialucia Lorefice e alla Senatrice Annamaria Parente. Eccole in sintesi: Fare la storia. Come? Ridefinendo l’insieme degli interventi socio-sanitari finalizzati all’assistenza agli anziani non autosufficienti. Superare la frammentazione. Promuovendo un approccio unitario, a partire dall’elaborazione congiunta della riforma tra i Ministeri della Salute e del Welfare. Riconoscere la specificità della non autosufficienza. Nel definire ogni aspetto della riforma, prendere in considerazione le specifiche condizioni degli anziani non autosufficienti, e la loro eterogeneità. Investire per cambiare. Incrementare i finanziamenti pubblici dedicati alla non autosufficienza, in particolare ai servizi (domiciliari, intermedi e residenziali). Seguendo una semplice regola: ogni euro stanziato in più deve essere finalizzato a innovare le risposte. Connettere interventi transitori e riforma. Avviare il cantiere della riforma, elaborando congiuntamente il testo generale e gli interventi transitori. È da questi ultimi infatti che si compie il primo passo del complessivo percorso di cambiamento.